1. Una tira l’altra…le ciliegie di Pecetto

Tra Ottocento e Novecento la diffusione della peronospora prima e della fillossera poi colpì duramente la viticoltura pecettese. Si cercarono quindi coltivazioni alternative che potessero aiutare a fronteggiare la crisi. Le ciliegie risultarono essere un buon investimento tanto che, nell’arco di qualche decennio, Pecetto si connotò come “il paese delle ciliegie”. In un articolo de La Stampa del 27 maggio 1967 si parla di ben 300 famiglie pecettesi che vivevano sulla coltivazione e vendita delle ciliegie. Il suo crescente prestigio ha fatto sì che la ciliegia di Pecetto nel 2003 entrasse a far parte del Paniere dei prodotti tipici della provincia di Torino.


Disegno della linea di confine tra il territorio di Revigliasco e quello di Pecetto e Trofarello con indicazione delle proprietà e dei “termini” di confine, sec. XVIII. Mappa e particolare
(unità I.9.16)

Dall’osservazione della mappa, possiamo desumere che il territorio pecettese anticamente ospitasse moltissime vigne, ma non si rileva la presenza di ciliegi. Sicuramente ce n’erano, ma non erano significativi ai fini della rilevazione della destinazione dei terreni. Questi infatti erano utilizzati come vigne, campi e pascoli.

Deliberazione del Consiglio comunale del 30 aprile 1916: regolamento per il mercato delle ciliegie
(unità Deliberazioni originali/54)

Il mercato era aperto nelle ore pomeridiane perché, come ci spiegano i giornali dell’epoca, questo orario di apertura consentiva di portare la mattina successiva le ceste di ciliegie ancora da vendere ai mercati di Torino o Chieri, senza doverle riporre e senza rischiare che non fossero più fresche.

Lettera del 16 giugno 1930
(unità XI.7.2)

“Signor Podestà, è giunto molto gradito all’Augusta Sovrana il cesto delle magnifiche ciliegie che, con pensiero tanto gentile, Ella ha voluto destinarle…”: nel 1930 le ciliegie di Pecetto arrivano anche sulla tavola di Sua Maestà la Regina!

Fotografia in b/n di un momento della manifestazione, XX secolo anni Venti-Trenta; estratto del quotidiano di Torino “Gazzetta del popolo”, 1934
(unità XI.7.2)

Dalla fine degli anni Venti, il mercato delle ciliegie assunse il carattere di fiera, con concorsi, balli, spettacoli. Un articolo, comparso su La Stampa del 1929, racconta di questa evoluzione e ci offre anche un dato curioso: i frutti erano così grandi da pesare circa 10-12 grammi l’uno!

Nella foto e nelle immagini della Gazzetta sono ritratti momenti diversi della festa: la parata con lo stendardo dei prodotti tipici (vino Freisa e ciliegie) e ragazze con i panieri, l’esposizione dei frutti e la premiazione.

Volantini con i programmi della Festa delle ciliegie, 1937, 1948
(unità XI.7.2-3)

Sul volantino del 1937, in alto al centro si nota la sigla dell’ente fascista OND ossia Opera nazionale del dopolavoro, associazione istituita per organizzare il tempo libero dei lavoratori.

Sacchetti e borse, 1953
(unità XI.7.3)

Il mercato delle ciliegie si arricchisce con la creazione di borse e sacchetti che riportano i nomi di alcune varietà: “griote” (amarene), “grafiun” (duroni), “cirese” (ciliegie).

Manifesto con il logo delle ciliegie di Pecetto, 1967
(unità XI.7.3)

Nel 1967 si decise di utilizzare questa immagine (uccellino sulla tipica ciliegia a forma di cuore, la “vittona”) come logo per le ciliegie di Pecetto. Venne stampato su cartellini e manifesti, affinché diventasse riconoscibile come marchio di qualità.