Epidemia, pandemia, vaccini, isolamento, quarantena… Parole attuali che si ritrovano anche nei documenti antichi. Che sia la peste o il colera, il vaiolo o la difterite, la grande preoccupazione è stata sempre limitare la diffusione delle malattie, prevenirle e cercarne le cure. Dai documenti d’archivio si evince che il contenimento delle epidemie era regolato da leggi e provvedimenti, tra i quali le vaccinazioni, grazie a Edward Jenner che ne scoprì la tecnica nel 1796.
Supplica della Comunità di Pecetto per ottenere l’esenzione dalla quarantena, 1656
(unità IV.5.1)
Viene chiesto che si concluda l’isolamento domestico e si sospenda la vigilanza sull’abitazione in cui una donna era stata “messa in quarantena per il sospetto del contagio”, presumibilmente di peste. Nel documento si dice che la donna è prossima al parto e che, se nessuno potrà avvicinarsi a lei, “potrebbe corrersi pericolo della vita et di qualche aborto alla povera creatura”.
Istruzioni in merito alla diffusione del vaccino per l’estinzione de la petite vérole, 1808; Stato degli individui contagiati dal petite vérole, 1813
(unità IV.5.6-7)
In epoca francese il vaiolo veniva spesso chiamato “petite vérole”, per distinguerlo dal “grande vérole”, ovvero la sifilide. Questo uso linguistico si riferiva all’apparente somiglianza delle lesioni cutanee, nonostante le due malattie abbiano origini e cause diverse.
Registro delle vaccinazioni eseguite dal flebotomo, 1844
(unità IV.5.8)
Si noti l’indicazione dell’esito dell’operazione (“felice”), a indicare che non si siano verificati effetti collaterali. Il flebotomo era anticamente quello che oggi potremmo chiamare un paramedico che effettuava salassi, medicazioni, piccoli interventi…
Disposizioni ed atti pel caso d’invasione del Cholera morbus, e per soccorsi ai poveri, 1854 – 1855
(unità IV.5.2)
Il fatto che sul fascicolo si faccia riferimento al “soccorso ai poveri” non è casuale: il colera è provocato dal batterio Vibrio cholerae la cui diffusione è favorita dalla mancanza di igiene e di acqua potabile e dunque gli interventi a favore dei poveri rientravano a pieno titolo nella prevenzione.