3. Il lavoro nobilita

3. IL LAVORO NOBILITA

Nei documenti d’archivio Pecetto si conta e si guarda: quanti abitanti? di cosa si occupano? Sono per lo più contadini, qualche pastore, alcuni benestanti e proprietari terrieri, alcuni negozianti, il notaio, il flebotomo e il medico, il fabbro (“serragliere”), il fornaio e il muratore (“mastro da muro”), gli uomini di chiesa e d’armi, i servitori; a questo elenco si aggiungeranno in seguito anche gli operai e gli impiegati. 

Su alcune professioni è prevista una particolare vigilanza: i barbieri sono controllati per l’uso di lame, i tipografi per la possibilità di diffondere scritti non consentiti, gli ambulanti (giostrai, commercianti di stoffe o prodotti della terra…) perché spesso forestieri.

Poi c’è un altro gruppo di persone che non esercita attività e non produce, sono i poveri e i mendicanti “mantenuti gratuitamente” dal Comune ma contro cui si prendono provvedimenti di pubblica sicurezza quando la comunità si sente minacciata. 

Consegna di tutti li maschii del presente luoggo, suo finaggio, e territorio in tutto e per tutto…, 1726. Particolare di una pagina del volume 
(unità VIII.3.1)

Nel censimento degli uomini di Pecetto si nota la forte presenza del mestiere di “lavorante di campagna”.


Provvedimenti di S.M.(…) per l’estirpazione degli oziosi, e vagabondi, dei borzaiuoli, e simili, non meno che dei mendicanti validi, ed altri malviventi, 1766 
(unità XV.10.1)

Si noti la precisazione “mendicanti validi”. Era infatti concesso chiedere l’elemosina agli invalidi, in quanto incapaci per natura, per malattia o per incidente a provvedere a sé in altro modo, ma era vietato a tutti coloro che erano in grado di lavorare.


Questionario sulla situazione economica, religiosa, lavorativa e territoriale di Pecetto, sec. XVIII seconda metà 
(unità XII.3.14)

Il questionario rileva che gli abitanti di Pecetto all’epoca erano 1691 di cui 1541 coltivatori e negozianti, 60 ecclesiastici, soldati, uomini di legge e servi (questo raggruppamento apparentemente curioso raccoglie coloro che erogano a vario titolo dei servizi), 90 poveri e mendicanti “mantenuti gratuitamente”. Mancano invece costruttori di strumenti agricoli, mentre negozianti e servi sono pochi e non bastanti alle esigenze della Comunità.

Libretti di lavoro, 1840 – 1858 
(unità XV.7.5)

I libretti di un “fornaro” e di un “servo di campagna” testimoniano non solo la capacità lavorativa, ma anche il valore morale del lavoratore: “onore e zello di fedeltà”.


Registro di matricola, 1851. Particolare di una pagina 
(unità VIII.3.2)

Il registro degli iscritti alla leva riporta anche le professioni. Tra un gran numero di contadini compaiono un flebotomo, un serragliere, un notaio, un benestante (a indicare solitamente il proprietario terriero).


Elenco degli obbligati alla frequenza delle scuole elementare, 1935 
(unità IX.3.22)

Anche l’elenco dei bambini che devono andare a scuola ci fornisce informazioni: tra le professioni dei genitori troviamo contadini e agricoltori, negozianti, muratori, e anche nuove occupazioni, tipiche del XX secolo, quali l’operaio e l’impiegato.


Registro dei libretti di lavoro rilasciati a donne e fanciulli, 1936 – 1937 
(unità XV.7.6)

La legislazione di fine Ottocento consentiva il lavoro sin dall’età di 9 anni; con la legge 242 del 19 luglio 1902 l’età per l’ammissione al lavoro saliva a 12 anni e per le donne era introdotto il concetto di congedo di maternità (legge che non fu mai del tutto applicata). Nel 1934 vennero emanati due decreti che regolavano il lavoro dei minori, spostando l’età minima a 15 anni, e la tutela della maternità in ambito lavorativo.